Necro(e)logio | Mirko Drazen Grmek, storico della medicina (1924-2000)

Grmek, il medico che ha scelto di morire

Così veniva intitolato un articolo, pubblicato dopo la morte di Mirko Drazen Grmek (1924-2000), per ricordare la figura di uno scienziato e di un uomo straordinario.

Ha telefonato a tutti gli amici, ci ha serenamente salutati e poi ha spento la macchina che lo teneva in vita.

Croato naturalizzato francese, uomo curioso e capace di grande generosità, non poteva considerare ‘vita’ la condizione a cui la sclerosi laterale amiotrofica lo aveva confinato.

Sarebbe riduttivo ricordare il curriculum accademico di un personaggio che, laureato in Medicina, ha avuto riconoscimenti internazionali prestigiosi, tra cui una laurea Honoris Causa all’Università di Losanna e una all’Università di Bologna.

La motivazione della Laurea h.c. in Filosofia (Bologna, 1998) riassume l’opera dello studioso:

Mirko D. Grmek ha esercitato per diversi anni la professione di medico prima di dedicarsi alla storia della scienza, della quale è attualmente uno degli studiosi più noti.
Mirko D. Grmek è Directeur d’études in Storia della Medicina e delle Scienze Biologiche allÉcole Pratique des Hautes Etudes de Paris
e First Vice President dello IUPS parigino.
Nei suoi numerosi studi, Grmek analizza l’influenza della malattia su tutti gli aspetti della vita umana: gli eventi storici, l’andamento dell’economia, i costumi e la demografia risentono del fenomeno delle patologie come di uno dei fattori maggiormente determinanti. Grmek indaga inoltre il rapporto conoscitivo che intercorre tra uomo e malattia attraverso un’indagine interdisciplinare attraverso la quale cerca di far luce sui rapporti che intercorrono tra la malattia come fatto organico, come interpretazione medica e come evento sociale. Le sue ricerche si spingono fino alla più recente immunologia ed epidemiologia che, introducendo l’uso di sofisticate tecniche computerizzate, sembrano annientare la dimensione umana della terapia tradizionale.”

Parlava correntemente un numero incredibile di lingue moderne, forte di una preparazione classica che ha segnato la sua formazione e il suo modo di ‘fare’ la Storia della medicina.

In effetti, dopo Grmek, la Storia della medicina non è stata più la stessa.

Cancellata la polvere dell’approccio antiquario, spazzata via la curiosità dell’aneddotica, Grmek ha rifondato il metodo storico, rivalutando il legame tra Filosofia e Medicina, tra Filologia e Paleopatologia, Società e Disease, cercando le radici e i nessi profondi che stanno alla base dell’unità del Sapere.

Si deve a lui la creazione del concetto di patocenosi, inteso come dominanza di alcune malattie in una determinata epoca e in un determinato momento storico, con cui ha disegnato un approccio nuovo allo studio delle malattie, diverso dalla ricerca sui singoli agenti patogeni.

Con questa innovativa proposta intellettuale, Grmek è riuscito a rendere più produttiva l’indagine sul passato, ma anche sul presente, rafforzando l’idea di corresponsabilità nella conservazione e nella rottura dei rapporti di equilibrio tra uomo e ambiente.

Il dialogo che ha saputo costruire tra passato e presente rimane il leitmotiv della sua produzione scientifica, che non ha conosciuto limiti spazio-temporali: partendo dall’esame delle fonti, ha saputo ricostruire la fisiologia sperimentale di Claude Bernard, così come diagnosticare la tosse di Perinto, descritta nel VI libro delle Epidemie del Corpus Hippocraticumha messo in dubbio l’esistenza di ‘nuove malattie’, raccontando la storia dell’AIDS in tempo reale, negli stessi anni in cui l’epidemia si manifestava, apparentemente per la prima volta.

Tre mogli (“Tutte e tre in ottima salute”, rispose a un collega durante un congresso, quando gli venne chiesto, per cortesia, come “stesse la signora”…), una collaboratrice storica, Danielle Gourevitch, tanti amici e tanti studenti, che ammiravano questo suo modo di far vivere la storia del passato in quella del presente.

Partecipava ai convegni di Storia della Medicina in Italia e, quando non presentava una relazione, si impegnava nel dibattito e nel commento di quelle altrui, sempre in maniera costruttiva,  guardando con bonaria indulgenza a quelli della mia generazione che allora molto giovani si cimentavano nell’arena congressuale con eccessivo slancio.

In questo sguardo generoso sulla storia dell’uomo sano e malato, Grmek ha coinvolto studiosi di discipline diverse, avviando collaborazioni trasversali,  in nome di una pluridisciplinarità che rimane il suo più grande lascito intellettuale e la sua più alta lezione di metodo.


donatella lippiL’autrice.
Donatella Lippi, professore di Storia della Medicina, è direttore del Centro di Medical Humanities dell’Ateneo fiorentino, Vicepresidente della Società Italiana di Storia della Medicina, giornalista pubblicista, Presidente Fondazione Scienza e Tecnica (Firenze), Presidente del Lyceum Club Internazionale di Firenze, Visiting professor in molte Università straniere ed autore di circa 300 pubblicazioni, tra cui numerose monografie.

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