Psicopatologia del periodo perinatale

Vari studi evidenziano come siano molto poche (meno del 20%) le donne affette da Depressione Maggiore che chiedono aiuto per il loro problema durante il Periodo Perinatale, in quella fase, cioè, che va dal momento del concepimento fino al primo anno di vita del bambino. Ciò accade perché culturalmente tale periodo è rappresentato come un momento in cui si vive in una sorta di “oasi felice”; la donna depressa giunge quindi a provare un sentimento di colpa e vergogna e conseguentemente non comunica l’esperienza che sta vivendo. Inoltre, i più comuni sintomi di depressione e ansia (cambiamenti del ritmo sonno/veglia, dell’appetito, di energia) vengono confusi anche dai curanti con la sintomatologia somatica facilmente presente in tale periodo e il disturbo affettivo sottostante rimane così misconosciuto.
Verranno qui esaminate alcune caratteristiche dei disturbi psichici che più frequentemente si riscontrano nel Periodo Perinatale.

 

Disturbi d’Ansia

Il Disturbo di Panico si riscontra intorno al 2% dei casi. Sebbene la sintomatologia sia analoga a quella riscontrabile nella popolazione generale, è relativamente comune che la donna tenda a sovrapporre i classici sintomi fobici con interpretazioni ansiogene riferite al bambino. E’ frequente la comorbidità con: un quadro depressivo maggiore (50-60% dei casi), che comporta un ulteriore stress e l’aumento del rischio suicidiario; con il Disturbo Ossessivo Compulsivo (30 % dei casi).

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) mostra in gravidanza una prevalenza di poco inferiore (0, 2-1, 2%) ai dati sulla popolazione generale, mentre nel periodo postpartum addirittura superiore (2, 7-3, 9%). Il DOC ad esordio perinatale sembra avere specifiche caratteristiche sintomatologiche: la presenza costante di ossessioni aggressive, soprattutto del fare male al bambino.
L’insorgenza di simili pensieri, con minore invasività, è stata però riscontrata anche in un ampio campione di neogenitori. Una teoria evoluzionistica interpreta tali pensieri in termini adattativi: l’aumento di vigilanza protegge il bambino da rischi potenziali. La vulnerabilità genetica, neurologica, o cognitiva in una donna in gravidanza e/o postpartum, può però fare esordire una patologia conclamata di tipo ossessivo-compulsivo.

 

Disturbi dell’Umore

La Depressione perinatale comprende episodi minori e maggiori che si manifestano sia nel periodo gravidico (dal 7% al 12%) che nei dodici mesi successivi al parto (circa il 10%).
I Disturbi Depressivi Minori hanno un picco di incidenza nel primo trimestre che si ritiene possa originare da una reazione psicogena negativa alla gravidanza, in particolare se questa non è attesa. La donna presenta sensazione di esaurimento fisico, irritabilità, labilità emotiva, insonnia, risentimento e ostilità. È molto comune il sentimento di insicurezza rispetto alla propria capacità materna, vissuta in modo conflittuale e colpevolizzante.

La Depressione Maggiore ha una durata che varia da alcuni mesi a anni. La sintomatologia appare più grave e persistente rispetto alla forma minore, con le stesse caratteristiche di un episodio non perinatale ma con la peculiarità che i contenuti ideici della paziente vertono sulla maternità. Per il facile associarsi di comportamenti a rischio (alimentazione inadeguata, abuso di alcolici, fumo o sostanze), sono frequenti i casi di preeclampsia, parto pretermine e basso peso alla nascita. In alcune donne l’ansia e gli eccessivi sensi di colpa possono condurre a pensieri autolesivi, mentre in altri casi prevalgono pensieri ossessivi, sentimenti di rabbia e senso di solitudine, con effetti profondamente negativi sulla relazione con il bambino.

 

Disturbi del Comportamento Alimentare

La gravidanza rappresenta un evento raro tra le donne con anoressia nervosa per il fatto che la malattia stessa determina una compromissione dello stato ormonale. Tuttavia, donne che hanno raggiunto un indice di massa corporea sufficientemente stabile e con sintomi in remissione possono non avere problemi di fertilità, così come le pazienti con bulimia nervosa possono normalmente concepire ma manifestare gravi problemi durante la gestazione.
La gravidanza infatti mette la donna a confronto con molti aspetti che costituiscono il nucleo centrale del disturbo alimentare: incremento ponderale, modifica della forma corporea e cambiamento del ruolo sociale. Nelle pazienti si scatenano nuove paure che inducono a mettere in atto restrizioni alimentari, abbuffate e condotte di eliminazione che interferiscono con la nutrizione del feto e che possono determinare complicanze ostetriche (aborto, parto cesareo, prematurità e basso peso alla nascita).
È inoltre frequente una recidiva postpartum: la fretta di tornare al “peso forma”, la deprivazione di sonno e la flessione del tono dell’umore sono tutti fattori che favoriscono la ricaduta e una facile comorbidità con la depressione.

 

Specifici disturbi del Postpartum

• Il Maternity Blues (MB) (50-70% delle donne) è caratterizzato da labilità dell’umore, irritabilità e leggero stato confusionale; si manifesta verso il 3°- 4° giorno dopo il parto ed ha una durata di circa una settimana. In alcuni casi si può osservare una diversa evoluzione con presenza di sintomi più marcati e duraturi, l’evoluzione in un quadro depressivo vero e proprio, una rapida trasformazione nella psicosi puerperale. La banalità del quadro non deve portare a sottovalutarlo: il MB costituisce una sorta di ponte fra normalità e psicopatologia comprendendo, sia pure in forma minore, molti sintomi e problematiche caratteristiche della patologia puerperale maggiore.

• La Psicosi Postpartum (PP) (0, 1-0, 2 dei parti) ha un esordio acuto e piuttosto rapido. Nel quadro clinico coesistono sintomi affettivi (mania, depressione, stati misti) rapidamente fluttuanti (aspetto caleidoscopico), con elementi deliranti sia congrui col disturbo dell’umore che incongrui, allucinazioni, disorganizzazione del comportamento, disorientamento e confusione mentale. I contenuti del delirio sono comunque sempre collegati alla maternità: temi depressivi riguardanti la vita e la salute del bambino, ma anche l’appartenenza del neonato che la donna può credere “scambiato” con un altro non suo. Le donne con grave quadro di PP, che richiede un’ospedalizzazione, sono ad alto rischio suicidiario e, come la cronaca purtroppo ci segnala, possono giungere a commettere infanticidio.

• Il Disturbo Postraumatico da stress (DPTS) comprende una serie di sintomi che compaiono dopo l’esposizione ad un evento stressante particolarmente grave, tale da generare morte o minacciare l’integrità fisica. Vari studi hanno rilevato come anche parti non complicati possano indurre i tipici sintomi del DPTS: rievocazione del trauma sotto forma di immagini, allucinazioni, ricordi intrusivi; evitamento degli stimoli legati il trauma; ipervigilanza, insonnia, irritabilità. È frequente che i sintomi possano persistere a lungo assumendo più precise caratteristiche di disturbo depressivo.

 

Conclusioni

Se spostiamo il nostro punto di osservazione e dal focus sulla psicopatologia postnatale ci allarghiamo ad esaminare lo spettro dei disturbi ansiosi e depressivi nel Periodo Perinatale, possiamo operare più efficacemente sia in termini di screening precoce del rischio clinico che di strategie di interventi mirati sulla donna e sulle conseguenze che la patologia femminile può arrecare sul bambino e sulla relazione madre/figlio. La stretta collaborazione fra psichiatria e ostetricia/ginecologia rappresenta il presupposto fondamentale per il corretto management dei disturbi psichiatrici in epoca perinatale.


Articolo pubblicato su Toscana Medica (N°2, Febbraio 2011)

 

L’autrice
Lisa Giardinelli, laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze nel 1985 e specializzata in Psichiatria nel 1989.Psicoterapeuta.Dirigente Medico I livello nella SOD di Psichiatria dell’AOUC dal 1993. Professore a Contratto della Scuola di Specializzazione in Psichiatria. Responsabile dell’Ambulatorio per la Salute Mentale della Donna e dell’Ambulatorio per la Salute Mentale Perinatale.

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